Il canale motore

Le ragioni della scelta della città di Terni come sede dell’insediamento industriale

Panoramica dello stabilimento, anno 1929

  • La zona è distante dal mare e ben difendibile in caso di eventi bellici
  • Nel territorio ternano e nel confinante territorio spoletino è presente una discreta quantità di combustibili quali legno nei boschi e miniere di lignite
  • La presenza di una fonderia di ghisa, la Lucovich, costruita nel 1871 e acquisita successivamente dalla SAFFAT
  • La grande disponibilità di acqua da trasformare in energia in grado di azionare e far funzionare le macchine degli impianti: l’oro blu ternano è l’elemento determinante la scelta del sito.
  • L’acqua derivata dal canale Nerino non è sufficiente a produrre la grande quantità di forza motrice richiesta dall’acciaieria. Si studia, quindi, un progetto per la realizzazione di un impianto di derivazione dell’acqua dal fiume Velino che diventerà l’anima intera di tutto lo stabilimento.

L’Italia di fine Ottocento è un paese a vocazione agricola dove l’industria è limitata a opifici di piccole e medie dimensioni, per la maggior parte destinati alla lavorazione e alla trasformazione dei prodotti agricoli. L’avvio dello sviluppo dell’industria pesante nel Paese è in notevole ritardo rispetto alle maggiori potenze europee che già da diversi decenni hanno fatto della siderurgia il motore trainante l’industria. La mancanza sul territorio nazionale italiano di bacini carboniferi e minerari di dimensioni tali da poter evitare l’importazione dall’estero di materie prime, il cui costo incide fortemente sul prezzo del prodotto finito italiano rendendolo meno competitivo di quello straniero, indubbiamente costituisce un ostacolo all’installazione di stabilimenti industriali. Accade quindi che mentre in altri paesi si utilizza il combustibile fossile, a Terni la forza motrice per azionare le macchine si ottiene dall’acqua.

La grande opera

L’acqua derivata dal canale Nerino non è sufficiente a produrre la grande quantità di forza motrice richiesta dall’acciaieria. Si studia, quindi, un progetto per la realizzazione di un impianto di derivazione dell’acqua dal fiume Velino che diventerà l’anima intera di tutto lo stabilimento.

L’impianto tecnicamente denominato canale motore, ma conosciuto anche come la Grande Opera, è un progetto unico nel suo genere nell’Europa di quel tempo per dimensioni e difficoltà di realizzazione. Quest’opera di ingegneria idraulica, la più straordinaria e avveniristica mai realizzata, porta la firma dell’ingegner Cassian Bon che riesce così a far convogliare l’acqua del fiume Velino all’interno dello stabilimento siderurgico ad una pressione tale da diventare essa stessa il motore dell’acciaieria. L’intero canale si snoda lungo un percorso di gallerie scavate nella roccia e condotte forzate di ghisa fabbricate presso la fonderia della SAFFAT, che deviano il corso dell’acqua a partire dall’altopiano delle Marmore, sfruttando un dislivello di 206 metri tra l’opera di presa e il piano dello stabilimento. Fin dalle origini nei punti nodali dell’opera sono in servizio, sia di giorno che di notte, i guardiani che operano tempestivamente sulle condotte e comunicano tra loro e con lo stabilimento tramite una linea telefonica realizzata appositamente. Il canale motore non subisce modifiche strutturali sostanziali nel corso del tempo. Durante la Seconda guerra mondiale si salva dalle distruzioni causate dai tedeschi in ritirata che si concentrano maggiormente sugli impianti delle centrali idroelettriche.

Dati

  • Data inizio lavori di costruzione giugno 1884
  • Data messa in opera maggio 1886
  • Lunghezza dell’opera 6.639,85 Km
  • Lunghezza media delle condotte in ghisa 4 metri più 130 centimetri per il tratto in cui si sovrappongono, con un sistema di giunzione a bicchiere con colata di piombo fuso.
  • Prima concessione di derivazione dell’acqua richiesta il 22 ottobre 1884: 2 metri cubi al secondo per produrre una forza effettiva di 3.806 CV, canone annuo corrisposto allo Stato 3 lire a CV per un totale di 11.418 lire
  • Seconda concessione di derivazione dell’acqua richiesta il 28 marzo 1887 per aumentato fabbisogno energetico dello stabilimento:
  • altri 3 meri cubi al secondo per un totale di 5 metri cubi al secondo per ottenere una potenza effettiva di 5866 CV, canone annuo corrisposto allo Stato 17.598 lire, modifiche all’impianto originale aggiunta di una condotta al sifone Pennarossa e di una condotta alla vasca di carico Magalotti.
  • Il costo complessivo dell’opera è di 3.000.000 di lire
  • Primo certificato di collaudo dell’opera rilasciato dal Genio Civile il 25 settembre 1891