Primi utilizzi dell’acqua come forza motrice
Già in epoca romana e medievale si realizzano canali per deviare l’acqua del fiume Nera sia per usi agricoli di irrigazione, sia per trasformarla in forza motrice per le diverse manifatture presenti nel territorio: concerie, fornaci, molini da grano e da olio e filande.
Gli antichi canali ternani
Il più antico è il canale romano di Formina o Galerio, il cui tracciato è stato poi ripreso e modificato nei secoli successivi. Seguono poi il canale Nerino, il canale Nuovo o di San Giorgio, il canale Papigno, il Flemmio, il Salto del Cane Morto e il Butano.
La prima bolla pontificia sull’utilizzo dell’acqua del Nera per scopi industriali risale al 1239, ma è tra il XIV e il XV secolo che si assiste a un vero e proprio sviluppo di attività produttive lungo i corsi d’acqua artificiali. Le acque del Nera diventano una risorsa fondamentale per l’economia locale, tanto che nel 1560 si ha un nuovo provvedimento pontificio che regolamenta il corretto utilizzo di questi corsi d’acqua. Nel corso del XV secolo si assiste a un’ulteriore crescita delle attività manifatturiere legate all’utilizzo della forza motrice ricavata dai canali artificiali.
1794
Estratto del periodico L’Album : giornale letterario e di belle arti, vol. 13, n. 28, anno 1846
Mappa canali da: Le acque pubbliche, gli acquedotti di derivazione e le utilizzazioni idrauliche del territorio di Terni, G.Bergui, anno 1936
Il canale Nerino
Nella seconda metà dell’Ottocento il Comune di Terni sentì la necessità di disporre di maggiori quantitativi di acqua per rispondere alle esigenze di un tessuto produttivo in rapida evoluzione. Pertanto, si rese indispensabile progettare opere idrauliche che potessero aumentare la portata del canale Nerino e regolarne il flusso.
Nel 1871 il Consiglio Comunale approvò il progetto di derivazione di una maggiore quantità di acqua dal fiume Nera. I lavori per la realizzazione delle nuove opere di captazione e regolazione del canale Nerino furono completati nel 1873. Grazie a questi interventi, la portata del canale Nerino aumentò considerevolmente, passando da circa 1.500 litri al secondo a oltre 3.000 litri al secondo. Il nuovo assetto idraulico consentì di soddisfare le crescenti richieste di acqua da parte delle industrie e degli opifici presenti nel territorio.
Le derivazioni del canale Nerino erano gestite da un’apposita commissione comunale che provvedeva alla ripartizione delle acque tra i diversi utilizzatori in base alle loro esigenze produttive. Successivamente, la gestione del canale Nerino e delle sue derivazioni passò in carico al Consorzio di Bonifica Tevere Nera, che ne curò la manutenzione e l’adeguamento alle mutate esigenze del territorio. In particolare, nel corso del Novecento furono realizzati interventi di ammodernamento e di potenziamento delle infrastrutture idrauliche esistenti, al fine di garantire una gestione efficiente e sostenibile della risorsa idrica.
1873
Il canale Nerino e lo stabilimento siderurgico, panoramica scattata dalla collina di Pentima, anno 1908
QUANTITÀ D’ACQUA DERIVATA DALLE DIVERSE INDUSTRIE | l/sec |
Fonderia e granai Laurenzi | 400 |
Maglio Valnerina (Cesi) | 400 |
Società degli Altiforni, Fonderie e Fabbrica d’Armi | 1500 |
Molini Spada (Comune) | 150 |
Lanificio Graziani | 400 |
Anfiteatro (Giustarini) | 70 |
Ditta Salati e C. | 70 |
Cartiera (Feliciani) | 150 |