10 marzo del 1884, nasce la prima grande industria siderurgica italiana con il nome di Società Alti Forni, Fonderie e Acciaierie di Terni (SAFFAT): un impianto industriale dotato delle tecnologie più avanzate dell’epoca per la produzione di acciaio di alta qualità e la fabbricazione di materiale bellico. L’allora ministro della Marina Benedetto Brin, allo scopo di emancipare lo Stato italiano dalle forniture straniere di armamenti, appoggia il piano industriale del fondatore dell’acciaieria Vincenzo Stefano Breda e conferma alla neonata società commesse statali di piastre di corazzatura per le navi da guerra, proiettili perforanti e elementi fucinati per cannoni. La SAFFAT deve garantire allo Stato prodotti di alto livello, capaci di reggere il confronto con le corazze e i proiettili di fabbricazione estera. Le prove sperimentali, volte al miglioramento della qualità delle produzioni, assumono così essenziale importanza. L’Acciaio è costantemente analizzato nei laboratori chimico, prove meccaniche e micrografico (vedi punti di interesse storico n. 2, 3, 4). Al balipedio (punto di interesse storico n. 28) si eseguono le prove di tiro per testare sia la resistenza delle piastre corazzate, sia la capacità di perforazione dei proiettili. Parallelamente anche la Regia Marina effettua continui test sui prodotti della SAFFAT, ma anche sulle piastre delle aziende concorrenti. Per facilitare e velocizzare le loro controanalisi è istituito, con Regio Decreto del 20 agosto 1888, un ufficio tecnico alle dipendenze della Marina all’interno dello stabilimento, dotato di laboratorio chimico e delle attrezzature necessarie per effettuare le prove meccaniche. Il capitolato d’oneri per la fabbricazione e fornitura alla Marina di 7.500 tonnellate di piastre di corazzatura del 1899, stabilisce che tutti i funzionari appartenenti al predetto ufficio tecnico hanno libero accesso a qualunque ora del giorno o della notte nelle officine della Società, dove si eseguono lavori attinenti alle piastre di corazzatura, al fine di vigilare sulla fabbricazione. Per la sede dell’ufficio si ricava un locale nello spazio esistente fra due delle palazzine adibite ad abitazioni per gli operai (punto di interesse storico n.16), situate lungo viale Brin e adiacenti all’ingresso operai dell’acciaieria (punto di interesse storico n. 10). I lavori di copertura con solaio a terrazza dello spazio fra le due case e di allestimento dell’ufficio si avviano e concludono tra il 1906 e il 1908. L’ufficio è così organizzato: una stanza destinata al tenente colonnello del Genio Navale Ugo Gregoretti (capo dell’ufficio), una stanza per il cav. Luigi Zambelli (chimico della R. Marina), una segreteria, una sala disegno, una biblioteca, due stanze per gli operai e un laboratorio chimico. L’ufficio tecnico viene chiuso dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando l’azienda abbandona la produzione militare e passa a quella degli acciai speciali per uso civile.
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